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ADHD, ORA C'È UNA GUIDA AI FARMACIe

ADHD, ORA C'È UNA GUIDA AI FARMACI

ADHD, ORA C'È UNA GUIDA AI FARMACI

Su Lancet Psychyatry la più vasta meta-analisi mai effettuata: per gli adulti meglio le anfetamine per bimbi e adolescenti il metilfenidato.

Le valutazioni su efficacia ed effetti avversi a 12 settimane

POTREBBE diventare come una GUIDA ai farmaci utilizzati in bambini, adolescenti e adulti nella cosiddetta sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), un disturbo che secondo alcune stime colpisce nel mondo il 5% dei bambini e il 2,5% degli adulti. Un aiuto ai clinici basato su forti evidenze scientifiche. Si tratta del più ampio lavoro mai elaborato su questo tema ed è una ricerca appena apparsa su Lancet Psychiatry.

Una meta-analisi con metodologia innovativa (network meta-analysis) condotta da un team internazionale di studiosi da oltre 20 università e istituti in tutto il mondo (compresi Svizzera, Olanda, Cina, Iran, Australia e per l'Italia, i centri di Bolzano, Cagliari, Modena-Reggio Emilia e Verona), con capofila l'Università di Oxford e leader Andrea Cipriani, ex docente a Verona e adesso professore di psichiatria nel prestigioso ateneo inglese, con primo firmatario un altro italiano che lavora in UK (Southampton), Samuele Cortese.

• SETTE FARMACI A CONFRONTO
Il team ha analizzato 133 trial randomizzati in doppio cieco, sia pubblicati su riviste scientifiche che ancora non pubblicati, raccogliendo dati che riguardano complessivamente 14 mila bimbi e adolescenti e 10 mila adulti. Sicuramente la più ampia meta-analisi mai prodotta sull’argomento. Sul fronte di efficacia ed effetti avversi sono stati confrontati 7 diversi farmaci utilizzati nell'ADHD, disturbo che va affrontato, affermano subito gli autori, considerando interventi non farmacologici e di "modificazione ambientale" (pratiche comportamentali del day by day da parte degli specialisti a genitori e caregivers), ma dove anche il farmaco può avere spesso una sua utilità, soprattutto per quanto riguarda il trattamento dei sintomi “centrali” dell’ADHD (i cosiddetti core symptoms: deficit dell’attenzione, iperattivita’ e disturbi del sonno). La ricerca si è concentrata su un periodo di efficacia a breve termine (12 settimane: purtroppo i dati a 26 e 54 settimane si sono rivelati insufficienti per condurre un’analisi statistica accurata) confrontando farmaci sia tra loro che rispetto al placebo, sia farmaci stimolanti che non stimolanti: anfetamine (inclusa la lisdexamfetamina, commercializzata come Vyvanse ed altri), atomoxetina (Strattera), bupropione, clonidina, guanfacina, metilfenidato (il famoso e contestato Ritalin) e il modafinil. Ebbene da questa meta-analisi appare che per i bambini il metilfenidato risulta il più efficace e sicuro, mentre per gli adulti sarebbero preferibili le anfetamine. Questi risultati sono di particolare interesse e rilievo clinico, considerando il grosso dibattito che c’è stato recentemente nella letteratura scientifica quando è stata messa in discussione l’efficacia dei farmaci per il trattamento dell’ADHD.

• EVIDENZE SCIENTIFICHE
Gli istituti nazionali di Gran Bretagna e Italia (UK National Institute for Health and Care Excellence - NICE e Istituto Superiore di Sanità) raccomandano già tra i farmaci di prima linea il metilfenidato per bimbi e adolescenti e il NICE per gli adulti il metilfenidato e la lisdexamfetamina. Altre linee guida europee non fanno invece differenze tra farmaci. "I risultati di questo studio possono aiutare specialisti, pazienti e familiari nella scelta dei farmaci più efficaci e meglio tollerati basandosi sulle migliori evidenze a disposizione", sottolinea Andrea Cipriani. Il ricercatore di Oxford segnala anche quell'intreccio esistente nelle linee guida tra costo ed efficacia: così negli USA un'anfetamina come la lisdexamfetamina costa molto, mentre in Gran Bretagna la stessa molecola ha un costo significativamente più basso e per questo viene raccomandata dal NICE. Ma l'aspetto costo-efficacia non rientrava negli obiettivi dello studio.

• LA META-ANALISI
"La nostra revisione sistematica e network meta-analisi ha permesso per la prima volta una comparazione e una valutazione dei farmaci su più fronti e anche rispetto al placebo attraverso tutte le età. Abbiamo voluto valutare l’efficacia in base al miglioramento dei sintomi clinici (difetti di attenzione, iperattività, insonnia) e la tollerabilità in maniera pragmatica: cioé quanti pazienti interrompevano il trattamento a causa di effetti collaterali. Abbiamo poi anche analizzato il numero di interruzioni dovuto a qualsiasi motivo (la cosiddetta accettabilità) e specifici effetti collaterali come pressione arteriosa e perdita di peso", spiega lo psichiatra. Così metilfenidato e anfetamine risultano ampiamente le due classi di farmaci più efficaci, simili in questo, ma con effetti avversi maggiori nei bimbi e adolescenti per le anfetamine . "Probabilmente - spiega Cipriani - perché nei più giovani, con il cervello ancora “in crescita”, c’é una minore tolleranza degli effetti collaterali di questi farmaci. Vorrei aggiungere, poi, che il profilo di effetti collaterali di questi farmaci è un aspetto importante da tenere in considerazione; come per tutti i farmaci, ci possono essere eventi avversi e la scelta di iniziare il trattamento va sempre bilanciata tenendo conto i rischi e i benefici e valutando caso per caso".

• SOVRADIAGNOSI E SOTTODIAGNOSI
Per l'ADHD, che nelle forme gravi è un disturbo molto invalidante ed ha una riconosciuta componente genetica, ricorda Cipriani è importante una corretta diagnosi, sia per evitare sovradiagnosi ("un bimbo che si comporta male, irruento o molto attivo non risponde necessariametne ai criteri assai rigorosi su cui si basano ora le diagnosi"), sia il rischio di non individuare subito o molto in ritardo chi ha davvero il disturbo. "Una sindrome - precisa Cipriani - che ha sostanzialmente identica prevalenza in Europa, Asia, Africa, America e Australia", segnalando così una interessante caratteristica dell'ADHD: sembra non essere influenzato dalle diseguaglianze socio-economiche nei diversi paesi del mondo. "L'altra sfida, quella a cui speriamo di contribuire anche con questo lavoro, è quella di migliorare il trattamento dell’ADHD: una scelta di trattamento corretta, basata sulle evidenze scientifiche, può sicuramente aiutare bambini, adolescenti e adulti con ADHD a ricevere cure migliori e stare meglio", conclude Cipriani.

• AVVELENAMENTI ED ERRORI TERAPEUTICI
Sempre sull'ADHD è appena apparso su Medscape un altro interessante articolo (Poison Control Calls For ADHD Drug, William T. Basco), che riprende una ricerca pubblicata su Pediatrics e analizza una consistente mole di dati dei Centri antiveleno Usa relativi all'utilizzo di farmaci stimolanti per l'ADHD negli under 20. Ebbene l'81,9% dei casi sono stati registrati come non intenzionali (41,6% collegati ad "errori terapeutici", come dosi inappropriate); del 14,7% di casi intenzionali, il 6,3% erano tentativi di suicidio, il 3,7% un abuso di farmaci e il 3,2% un loro uso non corretto. La conclusione dello studio è che vi è un aumento negli Usa di entrambe le categorie (esposizioni intenzionali e non intenzionali) e ciò rappresenta un allarme di salute pubblica

fonte: repubblica.it